Disturbi dell’alimentazione

I Disturbi dell’Alimentazione sono caratterizzati dalla presenza di grossolane alterazioni del comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al controllo del peso, che danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico e che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta.
Due sono le categorie principali che rientrano in questi disturbi:

– l’Anoressia Nervosa
– Bulimia Nervosa

In comune ad entrambi i disturbi è la presenza di un’alterata percezione del peso e della propria immagine corporea.
E’ piuttosto frequente l’abitudine di ricorrere al cibo per alleviare uno stato di frustrazione o superare un momento di grande tristezza causata dalla solitudine.
Il cibo è considerato come un analgesico in certe situazioni di disagio psicologico anche se è evidente che ai problemi precedenti se ne se ne vanno ad aggiungere altri: cattive e irregolari abitudini alimentari.
La fame emotiva interferisce spesso con un programma di dimagrimento in quanto il cibo viene usato come mezzo per reagire ad emozioni negative, allontanando l’ attenzione da quegli stati emotivi che ci riesce difficile tollerare. In questo modo ci si focalizza sulle immediate conseguenze piacevoli dovute all’assunzione di un cibo particolarmente gustoso e che in qualche modo, seppure per un breve periodo di tempo, riesce a placare l’ansia.
Non si tiene conto purtroppo delle conseguenze a lungo termine rappresentate da un forte senso di colpa per aver mangiato troppo o di vergogna per non essere stati in grado si superare un momento di disagio senza ricorrere al cibo, al quale sovente si chiede di supplire ad alcune nostre carenze e di soddisfare, ad esempio, il bisogno di compagnia, calore, rassicurazione, conforto ecc… Queste modalità erronee di affrontare le emozioni negative non eliminano le cause che stanno all’origine dei vari problemi emotivi.

ANORESSIA

Il termine Anoressia deriva dal greco e significa mancanza di appetito; in realtà chi soffre di questo disturbo si rifiuta di mangiare, ma ha un’intensa fame.
Il rifiuto del cibo avviene perchè viene ricercata la magrezza e per il bisogno di controllare l’alimentazione.
Per mantenere un determinato peso corporeo le persone affette da Anoressia seguono una dieta ferrea, praticano eccessivo esercizio fisico e, in alcuni, casi praticano il vomito autoindotto. L’anoressia insorge, nella maggior parte dei casi, durante l’adolescenza mentre la bulimia può insorgere anche più tardi.
Nella vita può succedere di attraversare momenti di inappetenza o di intenso desiderio di cibo; soprattutto durante l’adolescenza tali fluttuazioni sono il più delle volte fisiologiche. Come fare dunque a capire se quello che sta succedendo oltrepassa il disturbo momentaneo e necessita di un intervento esterno o comunque di un provvedimento strutturato? Nella ragazza comincia il più delle volte, se è adolescente, con una difficoltà a riconoscersi nel proprio corpo.
Il corpo cambia, avviene qualcosa che non possiamo controllare, i segni della funzione riproduttiva appaiono e modificano la relazione della ragazza con se stessa e con gli altri.
Il tentativo di tenere sotto controllo questo cambiamento può prendere la forma del controllo dell’alimentazione che viene ridotta al limite della sopravvivenza.
Il cibo viene assunto in maniera saltuaria, preferibilmente in solitudine, dando la preferenza ad alimenti a basso contenuto calorico.

 

Più la fame cresce più cresce l’importanza di dominarla.
La ragazza che riesce a tenere sotto controllo la propria relazione con il cibo in maniera così estrema spesso è molto brillante in altri campi. E’ una studentessa modello, sovente è in grado di prendersi cura degli altri, a volte cucina per il resto della famiglia, svolge intensa attività fisica, si alza presto la mattina e non è mai stanca.
Questa sensazione di benessere unita all’iperattività l’aiuta il più delle volte a nascondere a se stessa e agli altri la diminuzione del peso e la conseguente sofferenza del corpo.
In maniera del tutto paradossale, pur continuando a dimagrire, la ragazza afferma di essere troppo grassa.
I modelli che la società offre alle donne difficilmente migliorano l’immagine che la ragazza ha di sé
.
Da una parte le top model, considerate come i corpi più belli del mondo, sono sistematicamente sotto peso e presentano un modello privo di sostanza fisica.
Dall’altra le donne della pornografia presentano un corpo esibito, anch’esso in realtà privo di sostanza, strumento del desiderio altrui, spesso creato dalla chirurgia.
Raramente è possibile considerare l’eventualità di un corpo che sia espressione dell’anima e che consenta ai nostri desideri di vivere la realtà fisica, soprattutto per le donne.
L’anoressia è una difesa ben strutturata nei confronti di un dolore che non trova parole per esprimersi.
Come tutte le difese viene costruita per soffrire di meno e, come la maggior parte delle difese, ciò di cui ci priva è maggiore di ciò da cui ci protegge.
Essendo una difesa piuttosto funzionante non è facile liberarsene e anche se chi ci sta vicino capisce la nostra sofferenza e cerca di raggiungerci la strada non è così lineare.
Spesso le ragazze e le bambine che soffrono di anoressia sono state correttamente accudite dal punto di vista pratico ma non hanno avuto lo spazio dove manifestate il loro dolore e il loro disagio che sono cresciuti dentro fino a trasformarsi in un comportamento così drammaticamente autolesivo. E’ possibile però ritrovare il filo del non detto e del non accolto sia in terapia familiare che in terapia individuale.
Non bisogna dimenticare che se troviamo la forza per desiderare di guarire, guarire è possibile.

Le manifestazioni essenziali della malattia sono:
1. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e per la statura (peso corporeo al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto o incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo di crescita);

2. Intensa paura di acquistare peso o diventare grassi anche quando si è sottopeso; tale paura non è mitigata dal decremento ponderale, anzi la preoccupazione per il peso corporeo aumenta parallelamente alla perdita reale di peso.

3. Una preoccupazione estrema per il peso e l’aspetto fisico, che includa :
• una alterazione del vissuto corporeo: alcuni si sentono grassi in riferimento alla totalità del loro corpo, altri pur ammettendo la loro magrezza, percepiscono come “troppo grasse” alcune parti del corpo, in genere l’addome, i glutei e le cosce. Possono adottare le tecniche più disparate per valutare le dimensioni e il peso corporei , come pesarsi di continuo, misurarsi ossessivamente con il metro,o controllare allo specchio le parti percepite come grasse.
• una importanza eccessiva data al peso nei riguardi della propria autostima; la perdita di peso viene considerata come una straordinaria conquista e segno di ferrea autodisciplina, mentre l’aumento di peso viene vissuto come inaccettabile perdita delle capacità di controllo.
• il rifiuto di ammettere la gravità delle proprie condizioni fisiologiche.

4. nei pazienti di sesso femminile, una amenorrea (sospensione del ciclo mestruale) da almeno tre mesi. Sono stati riconosciuti due sottotipi di Anoressia Nervosa:
Anoressia Nervosa con restrizioni: cioè la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso la dieta, il digiuno o l’attività fisica eccessiva;
Anoressia Nervosa con abbuffate o con condotte di eliminazione: si tratta di quei casi in cui i soggetti presentano regolarmente abbuffate e poi si dedicano a condotte di eliminazione attraverso il vomito autoindotto, l’uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.

BULIMIA: bulimia, letteralmente significa “fame da bue”

Le manifestazioni essenziali sono: presenza di abbuffate e inappropriati metodi compensatori per prevenire l’aumento di peso.
I livelli di autostima sono eccessivamente condizionati dalla forma e dal peso corporeo.
Una abbuffata, o crisi bulimica, è definita come l’ingestione in un determinato periodo di tempo, di una quantità di cibo più grande rispetto a quanto la maggioranza degli individui assumerebbe in circostanze simili.
È necessario valutare il contesto in cui l’episodio avviene, una quantità eccessiva per un pasto comune può essere normale in una giornata di festa. Per “determinato periodo di tempo” in genere si riferisce ad uno spazio temporale di due ore. Non è un’abbuffata il continuo spiluccare piccole quantità di cibo durante la giornata.
Il tipo di cibo di solito ingerito comprende cibi dolci e ipercalorici; ciò che caratterizza l’abbuffata è l’anomalia nella quantità di cibo piuttosto che il tipo di cibo ingerito.
I soggetti con Bulimia Nervosa generalmente si vergognano delle loro abitudini alimentari patologiche e tentano di nasconderle. Le crisi bulimiche di solito avvengono in solitudine e segretezza, possono essere pianificate e si caratterizzano per la velocità con cui è ingerito il cibo. L’abbuffata spesso continua finchè la persona non si sente così piena da star male ed è precipitata da stati di umore disforico, condizioni interpersonali di stress, intensa fame a seguiti di una restrizione dietetica, o da sentimenti di insoddisfazione relativi al peso, la forma del corpo o il cibo. Durante l’abbuffata si ha una temporanea riduzione della disforia, con conseguente umore depresso e spietata autocritica.
Una crisi bulimica è accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo; in alcuni casi può essere vissuta come incapacità di resistere all’impulso della crisi o di interromperla una volta iniziata. In realtà in soggetto riesce ad interromperla se qualcuno all’improvviso entra nella stanza.
Caratteristica essenziale della malattia è ricorrere al vomito per evitare di ingrassare e ridurre la sensazione di malessere fisico. Nelle fasi avanzate del disturbo le persone vomitano a comando. Altri metodi sono l’uso inappropriato di lassativi e diuretici o ancora il digiuno nei giorni successivi e l’esagerato esercizio fisico.
I soggetti con Diabete Mellito insulino-dipendente e Bulimia Nervosa possono non assumere o ridurre l’insulina per diminuire il metabolismo del cibo ingerito durante l’abbuffata.

Le donne che soffrono di bulimia, a differenza di quelle che soffrono di anoressia, non conoscono il controllo ma la sconfitta.

L’introduzione del cibo, anche in questo caso, non è in relazione al fabbisogno calorico dell’organismo ma è legata a uno squilibrio della relazione con il mondo esterno e con se stesse.
Se però nell’anoressia l’emozione dominante, anche se a carissimo prezzo, è quella della vittoria, nella bulimia si cede senza potersi difendere a saziare una fame che non è del corpo ma dell’anima, e quando la sensazione di ripienezza giunge si è invasi da sensi di colpa devastanti che conducono al vomito indotto che lascia frastornate e doloranti.

LA CURA MIGLIORE PER ENTRAMBI I DISTURBI SONO DEI SERI PERCORSI PSICOLOGICI.

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